Situato all’interno di Palazzo Terzano di Giuseppe Crosa di Vergagni, la nuova sede dello studio legale committente occupa buona parte del quinto piano dello stabile, inserito nel complesso monumentale di piazza Dante a Genova, dai quali si distingue per un serrato confronto tra le elaborazioni di gusto Decò e le emergenti tendenze razionaliste.
Linee classiche semplificate, simmetrie, forme plastiche e colori fauvisti contrapposti al bianco-nero presenti nell’art Decò sono raccolti nella memoria generatrice del progetto come abaco espressivo per essere ricomposti in un linguaggio attuale.
In particolare, le pavimentazioni esistenti in marmo, graniglia e legno hanno generato un percorso di ambienti differenti il cui comune denominatore è l’utilizzo del colore e l’inserimento di arredi contemporanei disegnati su misura a dialogare con gli elementi storici presenti.
Nell’ingresso, trovando un pavimento in marmo a riquadri grigi e bianchi e un soffitto a decori geometrici, si decide per una parete di fondo verde chiaro, suddivisa da nuove modanature tono su tono, sulla quale si appoggia un lungo divano in velluto dai richiami classici.
Dalla porta in vetro si accede ad un lungo corridoio sul quale si aprono le porte dei singoli uffici. Qui il pavimento in graniglia a riquadri suggerisce l’introduzione di un colore blu scuro a soffitto al fine di equilibrare le proporzioni, utilizzando il nuovo colore su un piano differente.
La sala riunioni e l’ufficio privato del titolare si concentrano sull’arredo come elemento primario, disegnato specificatamente su misura per la forma e la funzione dello spazio.
Due tavoli, uno scrivania e uno riunione, dalle forme asimmetriche e affilate, aggressive nell’aspetto e nonostante tutto con richiami classici per l’utilizzo del marmo, archetipo della colonna, nella sala riunioni e del noce canaletto, legno classico e prezioso per la scrivania privata.
Il tavolo riunioni in fenix nero si posiziona al centro della sala come un elemento scultoreo e nello stesso tempo tecnico. Completamente cablato al suo interno e con dettagli a 45° gradi per ridurne la visibilità degli spessori, ha una sezione del piano variabile per permettere differenti configurazioni e distanze ideali tra le persone sedute durante le discussioni di lavoro.
Lo studio privato è una scatola bicolore, bordeaux e fango per la boiserie tono su tono, contrapposta al parquet a spina italiana originale e restaurato, mentre elementi neri come lampade, libreria e porte costellano il percorso con una coerenza grafica.
Pur mantenendo un richiamo storico al contesto nel progetto di interni, si è ragionato sul nuovo mondo del lavoro attraverso l’arte. Il tema non è più quello di adattare lo spazio alla tecnologia poiché ciò che basta è semplicemente una connessione elettrica, integrata in ogni arredo scultura.
Anche lo studio legale ormai non è più collegato ad un’ampia dimensione cartacea, soppiantata da archivi virtuali, quindi, potendo ormai lavorare ovunque collegati al proprio laptop, l’ufficio deve essere un luogo dove avere il piacere di stare e che crei curiosità.
Da questo nascono le installazioni artistiche con libri illeggibili resi sculture, non più da sfogliare ma da sfiorare leggeri.
Fotografie: Bruno Ravera