Ashikaga Yoshimasa ottavo shogun dello shogunato Ashikaga ruppe una delle sue preziose tazze tenmoku.
Non una qualsiasi, ma la sua tazza preferita per la cerimonia del te.
Venne così affidata ad alcuni ceramisti cinesi che la ricucirono, seguendo le linee di rottura con graffe di ferro.
Furiosa fu la reazione dell’ottavo Shogun quando vide la sua tazza così rovinata. Chiamarono altri ceramisti giapponesi per tentare di mettervi riparo. Pensavano diversamente. Le linee di rottura vennero unite con lacca urushi, lasciate visibili ed evidenziate con polvere d’oro.
Il risultato fu apprezzato da Yoshimasa: la sua tazza non solo era stata riparata ma aveva ottenuto nuova vita, ricca di imperfezioni e per questo di bellezza.
Era diventata unica.
L’arte del Kintsugi ( kin=oro; tsugi=riparare) è una tecnica artistica giapponese nata alla fine del 1400 con la quale si utilizza l’oro o un altro metallo prezioso per saldare insieme i frammenti di un oggetto rotto, rendendo così la sua fragilità e la sua storia un punto di forza e perfezione.
E’ una tecnica complessa che necessita di elevata manualità, precisione, calma e pazienza.
Come questo cantiere.
L’appartamento disabitato da decenni presentava le caratteristiche tipiche di un sottotetto ligure, limitrofo al porticciolo Caboto, si respirava aria di mare dalle piccole finestre, intrisa di polvere e storie di famiglie precedenti.
Il progetto di ristrutturazione ha plasmato le caratteristiche tradizionali della casa ligure antica in un appartamento contemporaneo, alternando con leggerezza spazi e manufatti antichi a forme attuali e lineari per creare un dialogo in continua contrapposizione, sempre seguito e sottolineato da un preciso sistema di illuminazione architettonica.
Rispetto alla superficie originaria, il progetto ricuce gli spazi esistenti in una promenade più complessa. Essa ingloba anche l’ultima parte del vano scale: viene spostata la porta di ingresso al pianerottolo inferiore, inserita l’ultima rampa preesistente all’interno di casa e la vecchia porta di ingresso diventa direttamente l’accesso al salone centrale.
Nello spazio ricavato tra il piano del salone e la falda del tetto, ad una quota intermedia viene costruito un nuovo bagno completamente da zero, compreso una nuova rampa di scale. Le due rampe, rivestite in lamiera di acciaio piegata e resinata, uniformano lo spazio, mentre il nuovo bagno, situato al di sopra dell’ingresso, riceve luce dalla parete divisoria in vetro satinato.
Il salone di forma quadrangolare presenta un divano a centro stanza che dialoga con gli elementi presenti a parete, da un lato un camino in acciaio nero appoggiato su una panca in microcemento, la zona televisore e la zona lettura con un’alta libreria a scansioni alternate.
Questo spazio centrale funge da snodo per la distribuzione del resto di casa, su di esso infatti si affacciano le tre camere da letto, distinte dalle porte antiche a doppio battente, e il passaggio verso la zona cucina, di matrice invece contemporanea.
Il nuovo passaggio unisce le due metà di casa un tempo separate e si evidenzia la diversità con una pedana rivestita in cementine grafiche e da un’illuminazione architettonica a contorno nascosta dentro un portale inclinato ancora differentemente dalle due porzioni di tetto che congiunge. Separato ma unito visivamente, si intravede una porta in cristallo che accede alla zona dei servizi.
La cucina sotto la falda più bassa del tetto è studiata su misura al fine di recuperare al massimo lo spazio, ma con attenzione al riutilizzo di materiali antichi come il marmo o la quercia in contraltare ad oggetti contemporanei come la cappa custom a mensola in acciaio, che per forma e dimensioni diventa un oggetto architettonico in dialogo con gli elementi lineari del tetto e dei corpi illuminanti.
Dalla cucina si accede al terrazzo e ad un disimpegno ad uso di servizio, il quale a sua volta permette l’accesso al bagno principale, la cui forma irregolare permette la divisone delle aree in due zone ben distinte.
Da un lato il mobile lavabo con il recupero del pozzetto in marmo originale della vecchia cucina di casa e dall’altro la doccia: un pozzo di luce con l’apertura di un nuovo lucernario esattamente sopra il soffione, ulteriormente esaltato da un rivestimento in ceramiche bianche ed un’illuminazione a perimetro per un continuo collegamento visivo tra casa e cielo.
Lo spazio centrale di accoglienza si delinea come un unico vano, lanterna luminosa sul fronte strada, dalla quale spicca sopra a tutto un’ installazione a parete. Solo agli occhi più attenti risulta ciò che rappresentano realmente cinquanta lame di legno sagomate a tutt’altezza: una gigantesca onda sonora che, fermata nel tempo e nello spazio, osserva silenziosa clienti e passanti.
Fotografie: Bruno Ravera