Dalla raccolta di progetti “Case al telefono”
La casa a triangolo
Una volta, a Barcellona, costruirono una casa a forma di triangolo.
Di solito in questo paese o si va diritti, o a destra, o a sinistra, invece Giovannino Perdigiorno camminando camminando girò quasi su stesso e arrivò fino alla casa triangolare, nata dall’ incrocio di tre strade.
Era una casa strana, tanti si domandavano come si potesse vivere all’ interno con quelle punte.
Giovannino guardava la casa a triangolo: non solo aveva tre punte ma era anche senza finestre, o per lo meno senza finestre come le conosceva lui, spuntava ad ogni piano solo delle griglie di vetro.
– Ma che casa è questa? – si domandò Giovannino.
– La casa appuntita – rispose un signore che cercava le chiavi in tasca per entrare.
– E per i mobili come fate?
– Li mettiamo al centro e ci giriamo intorno
– E per vedere fuori dalle finestre?
– Perché devo vedere fuori, quando filtra una luce così bella che rende dorata la mia casa?
– Per vedere che cosa succede qua intorno
– Non mi interessa vedere il mondo nel dettaglio – rispose il signore- sono un musicista. Quando sono in casa mia voglio vivere di suoni, colori e sensazioni, sottofondo e strumento per ciò che compongo.
E allora Giovannino, che era un grande viaggiatore, capì ciò che diceva il signore musicista.
Che meraviglia tornare a casa ed avere lo spazio ideale per sé stessi, che non è uguale per tutti.
Il signore musicista voleva essere libero di girare intorno agli oggetti e alle cose sparse.
Libero di camminare lungo un muro, fino ad incastrarsi nella punta con il successivo e di non uscirne finché un riverbero della mashrabiyya non rende speciale il pilastro di cemento a vista.
Libero di unire e dividere gli spazi con pannelli scorrevoli a seconda delle esigenze, senza fermare l’ambiente in un tempo eterno.
Perché la musica è proprio l’arte dell’organizzazione dei suoni, dei rumori e dei silenzi nel corso del tempo e dello spazio.