Il nome originale era effervescente ma non abbastanza per la nuova titolare, e la volontà di dare nuova vita ad un’attività consolidata è sempre un’idea coraggiosa. Un nuovo nome è fondamentale, richieste glam ma rock’n’roll, l’ abito pure. David è arrivato come ispirazione.
Trovato il nome, il progetto è arrivato naturalmente come il nuovo logo: un carattere di base con grazie, ma girato all’opposto, controtendenza. Il progetto di rebranding infatti si è sviluppato su due fronti: grafica ed interni.
Il progetto di interni è stato ripensato basandosi sulla visibilità dalla strada: a partire da essa, infatti, lo spazio è suddiviso in una prima fascia espositiva, le vetrine, dalla quale si intravede la seconda, destinata all’accoglienza, divisa dalla terza dedicata all’esposizione da due arcate sottolineate dai nuovi colori, i camerini di prova invece risultano nell’unico angolo nascosto.
La circolazione all’interno e la percezione dello spazio sono così senza alcuna soluzione di continuità.
Gli arredi invece sono basati sul concetto di autocostruzione, essi riutilizzano materiali grezzi usualmente non connessi all’arredamento e assemblati direttamente dal cliente sulla base delle indicazioni di progetto.
Banconi in osb, pouff in bancali, mensole in tondini di ferro, rete fogliata come pannellatura, tubi di metallo come corpi illuminanti: sono tutti elementi di recupero assemblati in forme pulite e funzionali.
Si alternano così toni industriali come ferro grezzo e color cemento, al giallo vivido dell’ osb e alla cura dei dettagli tattili e tessili con l’aggiunta di tende, cuscini, targa interna in lana, lampadari in piume. Glam Rock in fin dei conti ..you’ve torn your dress.
Fotografie: Bruno Ravera