Dall’inizio di maggio ero andato a vivere in collina, ai margini dell’Appennino. L’estate a fondo valle era calda, ma sulle alture faceva fresco e la notte dormivo sotto la coperta. Di inverno alle volte nevicava.
Passare dalla città alla campagna all’inizio mi parve molto strano. Silenzio e lunghe giornate noiose ma col tempo mi ci ero abituato, fino a trovarlo normale, persino piacevole. Ero rimasto solo dopo molti anni, tempo e silenzio era ciò che in fondo cercavo.
Come ogni sera mi stavo preparando una cena semplice ma saporita, avevo riscoperto il piacere di cucinare usando prodotti appena raccolti nelle fasce intorno a casa. Quella sera avevo alcuni zucchini dal fiore arancione piccoli e croccanti e alcuni pomodori per contorno. Mi decisi per una pasta leggera. Dopo averli lavati e tagliati a fettine sottili, li misi nella pentola con un filo d’olio e uno spicchio di aglio.
Avevo appena messo l’acqua sul fuoco quando sentii un rumore provenire dal bagno.
Sicuramente Sardina era rientrato dai suoi giri di caccia nel vigneto.
Poco dopo il mio arrivo, avevo finito con l’adottare un gatto per sbaglio, o forse lui aveva adottato me. Entrato una volta dalla finestra del bagno, avevo cominciato a lasciargliela aperta.
Entrambi soli e silenziosi avevamo finito per farci compagnia e il tacito accordo prevedeva serate sul divano a leggere un libro o sonnecchiare davanti alla televisione. Quando la coperta non era sufficiente, accendevo la stufa e Sardina mi lasciava l’intero divano per accoccolarsi vicino alla maiolica.
Abbassai il fuoco sotto alle verdure, girai intorno all’isola e al divano per raggiungere il bagno. Aprii la porta e guardai il lavabo, dove il gatto era solito dormire, ma percepii un movimento sulla sinistra.
Dentro la doccia spuntava una coda.
Una sirena mi osservava di traverso dietro al muretto della doccia. Accovacciata, la coda turchese contrastava le pareti in mosaico oro, mentre la pelle diafana e i lunghi capelli ne riflettevano il luccichio.
Fotografie : Chiara Viada